Mentre in Grecia si sviluppava la civiltà della polis, in Oriente si formava il grande
Impero persiano.
I Persiani inizialmente vivevano come pastori su un
altopiano affacciato sul Golfo Persico, che corrisponde all'incirca all'attuale Iran.
Dato che quella zona non era molto fertile, si spinsero alla conquista di nuovi
territori. Verso il 550 a.C. i Persiani, guidati prima da Ciro il Grande e
poi da suo figlio Cambise II, crearono un immenso impero che comprendeva
la Mesopotamia, l'Egitto, la Fenicia e l'Asia Minore. Nel V secolo a.C. salì al
trono Dario I che portò il dominio di quel popolo alla sua massima
espansione. Questo grande Impero ebbe però breve durata: l'arrivo dei Macedoni
guidati da Alessandro Magno ne decretò la fine nel 334 a.C.
IMPERO PERSIANO |
Per governare un impero così vasto, Dario lo divise in 20
province dette satrapie, perché rette dai satrapi,
ossia governatori locali di origine nobile incaricati di
riscuotere le tasse e amministrare la giustizia. Inoltre, per attenuare le
tensioni con i popoli conquistati, garantì il rispetto della loro autonomia
politica e delle loro tradizioni religiose. La capitale dell'impero era Persepoli,
ma importante era anche Susa, città collegata al Mar Nero da una
via di comunicazione detta Strada reale, lunga quasi 2700
chilometri e percorsa da semplici viaggiatori, da mercanti con le loro carovane
al seguito e soldati. Dario, inoltre, continuò la politica di espansione
dell'impero: a est arrivò fino al fiume Indo, mentre per conquistare nuovi
territori a ovest combatté contro i Greci una guerra che durò vent'anni.
Per unificare territori così vasti venne diffusa una stessa
lingua ufficiale, l'aramaico, che aveva il vantaggio di poter essere
scritto su pergamena, mentre la scrittura cuneiforme necessitava di essere
incisa su tavolette d'argilla. Inoltre Dario stabilì l'utilizzo di un'unica
moneta per i vari paesi dell'impero, il darico, che agevolò gli
scambi commerciali.
Nessun commento:
Posta un commento