giovedì 25 novembre 2021

IL TEMPIO GRECO

 





Il tempio greco è la struttura architettonica più rappresentativa dell’arte greca.

Fra il X e l’VIII secolo a.C. i templi greci erano semplici capanne in argilla e legno con una stanza centrale che ospitava la statua della divinità cui il tempio era dedicato.

Nel corso del VII secolo a.C. vennero costruiti templi sempre più complessi, in marmo o in pietra calcarea, di dimensioni spesso monumentali.


Le parti del tempio greco


  • Il frontone: la facciata è definita in alto dal frontone, che racchiude il timpano triangolare. Questo ospita sculture a rilievo o a tuttotondo.

  • La trabeazione: è sostenuta dalle colonne e cinge l’intero tempio. È formata da tre fasce sovrapposte: l’architrave, elemento orizzontale portante, il fregio e la cornice.
    Sulla trabeazione poggiano le travi lignee del tetto ricoperte da tegole in marmo o in terrracotta.

  • Il prònao: il prònao, la parte anteriore del tempio greco, consiste in un portico colonnato. Precede, come indica lo stesso nome, il naós, la cella.

  • Il naós o cella: è considerata la dimora della divinità, rappresentata dalla sua statua, che qui viene conservata, generalmente in asse con l’ingresso, sempre orientato a est.
    Questo ambiente, a pianta rettangolare, si presenta come uno spazio buio, rischiarato parzialmente solo da lampade o bracieri e riservato ai sacerdoti addetti al culto.
    I riti aperti ai cittadini si svolgono invece all’esterno del tempio, su altari antistanti l’edificio, entro il cosiddetto recinto sacro (témenos), che lo circonda.

  • Le colonne, disposte su una o più file, fungono da perimetro del tempio. Si ergono sul basamento, lo stilòbate, cui si accede mediante una rampa d’accesso. In alto, le colonne si concludono con un capitello, su cui poggia la trabeazione.

Tipologie di tempio greco




Viene definita in antis, cioè “tra le ante” la tipologia più semplice di tempio, costituita solo dalla cella, dal pronao e da due colonne frontali.

Tavolta il pronao è replicato anche nella parte posteriore della costruzione: in questo caso assume il nome di opistòdomo ed è scandito anch’esso da colonne, ma a differenza del pronao non comunica con la cella.

Quando solo il pronao è preceduto da una fila di quattro o più colonne, il tempio è detto pròstilo, mentre anfipròstilo è quello che mostra uno sviluppo speculare nella parte posteriore.

Nei templi più prestigiosi una fila di colonne, la perìstasi, cinge tutto il perimetro della cella e il tempio è detto perìptero: in casi più rari, la perìstasi è raddoppiata e il tempio è detto dìptero.

Molto più raramente i templi hanno una pianta circolare, definita dal termine greco thólos, con le colonne che scandiscono completamente il perimetro e la cella circolare che si conclude con una copertura conica.

Canoni e correzioni ottiche del tempio greco

Per rendere il tempio più equilibrato ed elegante, in età classica gli architetti perfezionarono il cosiddetto canone, ossia una serie di regole relative a forma e proporzioni delle varie parti dell’edificio.

Il canone era basato su un principio matematico: l’altezza delle colonne, la loro distanza, la larghezza e la lunghezza totale dell’architettura dovevano essere multipli del diametro della colonna.

Per evitare possibili distorsioni causate dalla visione a distanza dell’edificio, i progettisti greci applicarono alcune correzioni ottiche inclinando ad esempio le colonne leggermente verso l’interno per non dare all’osservatore l’impressione che la costruzione cadesse in avanti.

                                                                                       dal sito Studia Rapido





















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