mercoledì 2 febbraio 2022

Kandisky

 



Il significato dei colori per Kandinskij e la sinestesia

Per Kandinskij i colori sono capaci di comunicare con noi uomini e possono suscitare in noi due diversi effetti: un effetto fisico, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro ed un effetto psichico prodotto dalla vibrazione dello spirito che il colore determina quando incontra l’anima.
Kandinskij sperava che i suoi dipinti, oltre ad essere visti, potessero anche essere ascoltati ed aspirava ad una pittura che fosse anche una “composizione musicale”.

Nell’artista russo era dunque forte la combinazione tra suoni ed immagini, come in Mozart, che, insieme al loro suono, vedeva il colore delle note: si tratta di un fenomeno conosciuto con il nome di sinestesia (dal greco syn=con e aisthanomai=percepisco, comprendo), ovvero percepire insieme più sensazioni. E’ un fenomeno percettivo e non cognitivo: potenzialmente siamo tutti sinestetici, in quanto il nostro cervello possiede dei meccanismi che permettono una fusione tra i sensi. La sinestesia è stata spesso associata a spiccate abilità creative ed infatti è stata riscontrata frequentemente in artisti e poeti. Le persone sinestetiche sono quelle che possono annusare i colori, vedere la musica o ascoltare un dipinto, sono coloro che attivano in maniera incrociata aree del cervello adiacenti che elaborano diverse informazioni sensoriali. Solitamente la sinestesia ha origine nell’infanzia ed è involontaria, cioè la percezione avviene automaticamente e non può essere soppressa, anche se diversi artisti tra cui, pare, Charles Baudelaire, hanno tentato di indurre la sinestesia attraverso l’assunzione di sostanze stupefacenti con l’intento di aumentare il proprio livello di coscienza.

Vasilij Kandinskij era conscio della propria sinestesia; scriveva infatti:

sentivo a volte il chiacchiericcio sommesso dei colori che si mescolavano: era un’esperienza misteriosa; sorpresa nella misteriosa cucina di un alchimista

 ovvero riusciva a mescolare diverse sensazioni in maniera cosciente: per lui ogni colore era un suono e le pennellate sulla tela suonavano davvero.

L’artista russo, oggi universalmente riconosciuto come il padre dell’astrattismo, era stato, prima di tutto un espressionista. La svolta avvenne a metà degli anni Venti, quando fu pubblicato il suo testo teorico “Punto, linea, superficie” e quando dipinse “Giallo, rosso, blu”. Di quest’opera lo stesso Kandinskij scrisse:

giallo e blu in rapporto al rosso. Il Sole e la Luna si evitano e si ritrovano come avviene tra il giorno e la notte, l’aurora e il tramonto. Nascita misteriosa del rosso dalla tendenza simultanea all’allontanamento e all’ascensione del giallo e del blu.

In quegli anni Kandinskij insegnava al Bauhaus di Weimer, dove sviluppò alcuni interessanti esperimenti: domandò per esempio ai suoi studenti di associare il triangolo, il quadrato ed il cerchio ai tre colori primari: quasi tutti associarono il cerchio al blu, il quadrato al rosso ed il triangolo al giallo. In accordo con questo risultato sperimentale, nell’opera “Giallo, rosso, blu” vediamo a destra un cerchio perfetto color blu, nella parte mediana della tela troviamo un rosso indistinto, mentre nella parte sinistra domina il giallo. E’ una composizione pittorica dove il colore assume anche una forma, dove il colore viene associato alla sua forma privilegiata: il blu con il cerchio, il rosso con il quadrato e il giallo con il triangolo e quando un colore viene associato alla sua forma privilegiata, l’effetto psichico che ne deriva è straordinario. Kandinskij, “il Grande Principe dello Spirito” – come lo definì Joan Mirò (1893 – 1983) – era interessato proprio a questo: il colore libero dal disegno, associato alla sua forma privilegiata, come mezzo potentissimo per l’espressione dello spirito.

dal Blog State of mind - Il giornale delle scienze psicologiche



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